Falegname e mobiliere, mazziniano, nel 1860 liquidò la sua azienda e si imbarcò con Garibaldi per la Sicilia; nella spedizione venne ferito e fu nominato capitano. Tornato a Genova riprese la sua attività artigianale e in vecchiaia si ritirò fra le colline della Riviera, da dove provenivano gli antenati. Quando morì il parroco si eclissò e chiuse le porte della chiesa per non dover celebrare il funerale di un sovversino anticlericale! Dovette giungere da Rapallo un deputato accompagnato da un frate per poterlo seppellire degnamente.
Il "duce" di cui parla la targa è ovviamente Garibaldi, non Mussolini (anche se l'immagine inferiore mostra un fascio di legna con in mezzo un'alabarda che dovrebbe rappresentare la scure della tradizione romana e poi fascista: il Fascismo ritrovava simboli e retorica già utilizzati dal nostro Risorgimento). |