Membro autorevole della Massoneria siciliana, divenne deputato ad appena 36 anni; nel 1901 fu Ministro della Pubblica Istruzione (dopo esserlo stato alle Poste). Tra i suoi meriti ci fu la Legge del 1903 che stabiliva uguale stipendio per maestri e maestre. Fu poi accusato dal Corriere della sera e dal socialista Bissolati di aver sottratto fondi dall'Amministrazione scolastica. La vicenda giudiziaria si mescolò con la lotta politica, che vedeva il nuovo Primo Ministro Giolitti ostile a Nasi. L'accusa fermò anche la sua carriera nella Massoneria: gli precluse la successione al Gran Maestro Ernesto Nathan nel 1904. Il 24 febbraio 1908 fu condannato dall'Alta Corte a 11 mesi di reclusione (ma da trascorrere nel proprio domicilio). In seguito alle proteste del suo elettorato e di parte della Massoneria fu riabilitato e riammesso alla Camera nel 1913. Sulla sua figura gravò anche il sospetto che fosse coinvolto nell'omicidio Notarbartolo, un assassinio di matrice mafiosa connesso con gli affari del Banco di Sicilia. Più volte fu sindaco di Trapani, prima e dopo lo scandalo in cui fu coinvolto. |