Nipote del grande imperatore, dal 1848 fu presidente della Repubblica francese e nel 1852, con un colpo di Stato, anch'egli si proclamò imperatore. Fu molto attivo nella modernizzazione amministrativa ed economica del suo paese, nella trasformazione urbanistica della capitale, ma anche nella repressione delle opposizioni. Si alleò al Regno di Sardegna nella II Guerra d'Indipendenza ma difese la Roma papale dalle aspirazioni unitarie italiane. Nel 1870 una guerra contro il regno di Prussia, scoppiata dietro pretesto di una crisi dinastica, si concluse con una pesante sconfitta (a Sedan, 1870), in cui lo stesso imperatore fu fatto prigioniero. Concluse la sua vita in esilio in Gran Bretagna.
Lo stile enfatico delle lapidi, tollerabile per il passato, quando viene scimmiottato nel secondo Novecento rasenta il ridicolo (questa targa è del 1959). Qui si accumulano le figure retoriche, un tanto al chilo (prosopopea iniziale: la Vittoria personificata; ipallage: alture doloranti, mentre lo saranno stati i combattenti; sintassi a catena: la scena si sposta da un Imperatore all'altro attraverso un esile "sul cui finire"; anacronismi: Francesco Giuseppe, che nel 1859 aveva solo 29 anni, è già visto secondo lo stereotipo del vecchione; allusioni polemiche, forse involontarie: "il suo cammino verso il nostro riscatto"); in compenso si cade sull'ortografia ("cecamente": che si alluda ironicamente alla nazione Ceca, anch'essa parte dell'Impero?!). Ma forse la vera notizia commemorata è che Napoleone III si fermò a Cavriana per altri 3 giorni: quasi a sottolineare che qui cibo e alloggio sono di buona qualità… |