Fu membro del Governo provvisorio veneziano durante l'effimera Repubblica del 1848/49; poi esulò a Corfù e a Torino. Di idee repubblicane e cattoliche, si dedicò alla filologia e alla letteratura (
Dizionario dei sinonimi,
Commento alla Divina Commedia, il romanzo
Fede e bellezza); fu anche raccoglitore di canti e racconti popolari dei popoli balcanici.
A Sebenico gli era stato eretto un monumento, opera di Ettore Ximenes, che però fu vandalicamente distrutto il 25/5/1945, dopo che la città era passata alla Yugoslavia. Curiosamente ne è stata ritrovata una mano, oggi al Museo Dalmata di Venezia.
È ricordato anche da una targa affissa sulla
casa dove morì.