Uomo politico, scrittore in latino e in volgare, diede a questa lingua nascente una enorme poliedricità espressiva. La sua
Divina Commedia è indubitabilmente uno dei grandi capolavori della letteratura mondiale, ma per gli italiani è anche la fucina della loro lingua, da cui sono uscite le più potenti raffigurazioni della realtà e dell'immaginazione.
La citazione dantesca (Purg. V 115 ss.) ricorda il Pratomagno, regione montuosa che la valle dell'Arno separa dall'Appennino vero e proprio (il «gran giogo»): in questi versi c'è una maestosa panoramica, utile a dare più drammaticità al nascere della tempesta che trascinò e fece sparire il corpo di uno dei caduti nella battaglia di
Campaldino. A questo scontro (11/7/1289), che vide la vittoria dei fiorentini sugli aretini, partecipò anche il poeta.