Fu commissionato a Bernardo Buontalenti e poi a
Santi di Tito da Alessandro Strozzi, banchiere fiorentino, cui subentrò nel 1597 il fratellastro Roberto, figlio naturale di Camillo; i lavori, particolarmente costosi, si protrassero per molti altri anni, tanto da giustificare il nome che gli fu affibbiato.