Alle 16.37 di quel giorno una bomba scoppiò nella banca milanese provocando 16 morti e 84 feriti. E' stato il primo di una lunga serie di sanguinosi attentati che hanno condizionato la storia italiana per almeno un ventennio. All'inizio furono accusati gli anarchici: Pietro Valpreda fu incarcerato per tre anni e poi assolto;
Giuseppe Pinelli, mentre era interrogato in questura volò fuori da una finestra e si sfracellò al suolo. I processi che seguirono non approdarono a condanne definitive, ma i sospetti si diressero verso l'estrema destra (i neonazisti Freda e Ventura); in un nuovo ennesimo processo sono finiti sotto accusa altri ex-terroristi di destra -Carlo M. Maggi e Delfo Zorzi (miliardario in Giappone)- con indagini anche su interferenze e depistaggi di uomini dei servizi segreti e di vari infiltrati. Ma continua a restare nell'oscurità questo tragico episodio della storia italiana.
Quando fu affissa questa targa, nel decennale della strage, mancava il nome di
Vittorio Mocchi, in basso a sinistra: era rimasto ferito gravemente, pieno di ustioni e di schegge, e passò altri 14 anni di sofferenze, tra lievi miglioramenti e ricadute fino alla morte, nell'ottobre del 1983.
Le nuove epigrafi poste 50 anni dopo per commemorare il tragico episodio sono in
altra scheda.