Alò, sarto di mestiere, usava la sua casa come centro di smistamento di armi e materiale di propaganda di Giustizia e Libertà; individuato dai nazifascisti, fu ucciso qui il 25/11/1944.
Casati organizzava nelle fabbriche e nelle mense comizi clandestini antifascisti; catturato, venne deportato a Gusen (Mauthausen), dove fu ucciso il 26/4/1945.
Cassani fuggiva nell'Ossola evitando la deportazione, ma presso Piancavallo venne fucilato in un rastrellamento il 16/6/1944.
Clapiz venne fucilato con altri 4 in
via Tibaldi.
Colombo riuscì a salvarsi dalla
battaglia del monte S.Martino, rifugiandosi in casa sua; ma, tradito da un "amico", fu incarcerato e poi deportato ad Ebensee (Mauthausen), dove per gli stenti morì subito dopo la liberazione, il 17/5/1945.
Soragna (ricordato anche in
via Padova), unitosi alla lotta partigiana, venne fucilato con altri sei davanti alla chiesa di Assago il 29/9/1944.
Visconti, catturato, venne inviato nel lager di Fossoli nel febbraio del 1944; riuscì poi a fuggire dal treno che doveva deportarlo in Germania; divenne vice-comandante della 112
A brigata Garibaldi e perse la vita il 25/4/1945 in uno scontro a fuoco con truppe tedesche qui vicino
Leoni venne catturato e fucilato nei pressi il 22/7/1944.
(notizie fornite da
Loris Vegetti, ANPI).
I
Varon erano membri di due famiglie provenienti da Gallipoli (Gelibolu) in Turchia; furono arrestati e deportati in quanto ebrei; nessuno di loro fece ritorno dai lager.