Bohor Nahman Varon nacque in Turchia, a Gallipoli (Gelibolu), il 9/11/1902; si trasferì in Grecia a Kavala, dove conobbe e sposò Sara Attias; qui nacque il primo figlio, Hasdai, il 3/10/1931. Poi la famiglia si trasferì a Milano, dove nacquero Dora (24/3/1935) e Leone (14/2/1942); Bohor cercava un lavoro più redditizio e riuscì ad ottenere una licenza per il commercio ambulante di calze, finché le leggi razziali del 1938 non gliela revocarono. La vita si fece difficile dal punto di vista economico, ma presto anche da quello della sopravvivenza: il padre fu arrestato durante un casuale controllo di documenti e venne deportato ad Auschwitz, dove fu ucciso immediatamente; il resto della famiglia venne arrestato pochi mesi dopo in seguito ad una spiata: ogni segnalazione di ebrei era ricompensata con 5.000 lire! Tutti entrarono nella camera a gas appena arrivati ad Auschwitz.
Queste sono cinque delle tante vittime dei lager nazisti di cui l'artista tedesco Gunter Demnig ha voluto tramandare il nome con le sue Stolpersteine (letteralmente tradotto significa "pietre da inciampo"): si tratta di cubetti di pietra, sparsi nei marciapiedi di tutta Europa, ciascuno con un nome inciso; in Italia ha incominciato da Roma, ricordando ebrei, zingari, omosessuali, antifascisti, carabinieri che da qui furono deportati nei lager e lì morirono di stenti o furono uccisi. La pietra è stata posata il 17/1/2020.
Questa famiglia non deve essere confusa con altri sette Varon, abitanti in
via Forze Armate 179, che pure vennero deportati e uccisi.