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Nel 1860 si unì ai Mille. Nei decenni successivi si dedicò all'insegnamento e alla narrazione dei fatti del Risorgimento cui aveva assistito. Il libro più noto è Da Quarto al Volturno: noterelle d'uno dei Mille, che racconta in forma di diario l'epopea garibaldina. Con Garibaldi partecipò anche alla campagna del 1866. Deposta la divisa, fece l'insegnante. Dal 1866 tornò al suo paese natale, di cui fu per anni sindaco, e scrisse il romanzo storico Le rive della Bormida, in cui sono narrate le vicende della valle all'arrivo dei Francesi nel 1794 (raccolte dalla voce dei vecchi che le avevano vissute). Fu promotore della Società Operaia di Mutuo Soccorso locale, una delle prime in Italia. Da Brescia, dove morì, la sua salma fu trasportata al cimitero di Cairo Montenotte (Sv) avvolta nella bandiera tricolore in cui era stata avvolta qualche anno prima la salma di Giuseppe Mazzini. Giovanni Pascoli, alla morte dello scrittore, gli dedicò una poesia nella raccolta Odi e Inni. |
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(Testo)
(targa 1)
Giuseppe Cesare Abba è nato a Cairo Montenotte nel 1838 ed è morto a Brescia nel 1910. Scrittore, poeta, garibaldino, docente e preside, fu educatore con la parola, gli scritti e l'esempio. Amministratore comunale e Sindaco di Cairo M. Oratore di grande prestigio, venne infine nominato Senatore del Regno. Riposa nel camposanto cairese. |
(targa 2)
Uomo qui nato e vissuto, vorrei che l'Italia intera godesse di quei beni di cui godiamo noi in queste terre ! |
(G.C. Abba, dal manifesto elettorale) |
(targa 3)
Vigneroli. Sono colli che si aggruppano l'uno sull'altro; poche case su di essi, grigie, piccine, paurose d'esser vedute (...). Da bambino credevo che i profili di quei colli, che io vedevo solo a mettere la testa fuori dall'uscio, e mi parevano tanto lontani, fossero uno dei confini del mondo.(...) Divenuto fanciullo durai a credere che di là non vi fosse più nulla davvero, finchè potei vedere altre valli, altri monti oltre, sedendo a piè della quercia che tutta ti copre, o chiesetta di S.Giovanni, piccola, disadorna, fatta per l'anima mia d'allora... |
(Giuseppe Cesare Abba, "Vigneroli" cit. in "Ricordi e Meditazioni") |
(targa 4)
Una sera d'estate, mentre il sole, dopo un furiosissimo temporale, se ne andava, splendido come un vincitore, e gli alberi lustravano di gocce e i campi rispecchiavano il cielo azzurro nelle pozze lasciate dalla pioggia che li aveva lavati, un grosso rospo camminava per una via soletto e lento, ammirando forse la luce. |
(Giuseppe Cesare Abba, "Uomini e soldati") |
foto Chiarlone
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