Partecipe della congiura anti-austriaca che portò alle condanne di
Belfiore, riuscì ad evitare la cattura fuggendo in Piemonte; seguì poi Garibaldi nella II Guerra d'Indipendenza e nella spedizione dei Mille; per un lungo periodo si stabilì a Caprera a gestire il podere del suo comandante. Raccolse nel libro
Come la penso (1879) le sue opinioni sulla delusione per il prevalere del parassitismo e dell'opportunismo sull'entusiasmo libertario che aveva animato la passione patriottica di molti suoi coetanei.