I 59 nomi ricordati nella targa non sono di caduti in combattimento ma di partigiani e civili tenuti prigionieri nella sede del comando tedesco di Albenga, torturati e giustiziati. Il
responsabile italiano di questi crimini fu arrestato dopo la guerra, processato e condannato a morte, poi amnistiato e scarcerato già nel 1953; in seguito venne anche indagato come fiancheggiatore per la
strage di piazza Fontana a Milano e nel 1970 fu riconosciuto colpevole dell'uccisione della sua amante e condannato a 22 anni di carcere; ma ne scontò solo 8 perché perizie psichiatriche lo dichiararono incapace di intendere e di volere. E' riuscito a morire libero in un ospizio nel 2002, a 81 anni.