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Nipote di un omonimo vassallo del re Carlo II d'Angiò cui era stata affidata l'amministrazione di parte delle Puglie, nominato conte palatino di Minervino e di Altamura, cercò di barcamenarsi durante lotte dinastiche alla corte di Napoli e di conquistare maggior potere personale (proclamandosi anche re di Puglia), finché nel 1357, dopo falsi accordi, venne fatto giustiziare dal re Luigi d'Angiò. |
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(Testo)
G. P.
(sotto, su targa bronzea)LA COSCIA DI PIPINO, SCOLPITA IN PIETRA, RICORDA LA PUNIZIONE INFLITTA A GIOVANNI PIPINO CHE, PROCLAMATOSI PALATINO DI ALTAMURA NEL 1339, SPADRONEGGIAVA NEI TERRITORI DEL REGNO. SI OPPOSE A ROBERTO D’ANGIÒ, ALLA REGINA GIOVANNA E A RE LUIGI D’ANGIÒ. FU IMPICCATO A UN MERLO DEL CASTELLO DI ALTAMURA NEL 1357, QUINDI SQUARTATO. QUI, SULLE MURA FATTE FORTIFICARE DAL BISNONNO MATERNO SPARANO DA BARI, VENNE ESPOSTO UN QUARTO DEL CADAVERE, MONITO SEVERO ALL’UBBIDIENZA, POI SOSTITUITO DAL BASSORILIEVO.
E poi lo Palatino... da così bono stato digno de giudicio, finò male, e bituperosamente morìo (Vita di Cola di Rienzo). |
foto Vallocchia
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