L'epigrafe del pozzo dice che quell'acqua, dono di Dio e di S.Marco, richiesta dal presbitero Giovanni, è a disposizione di tutti: se uno la mettesse in vendita sarebbe maledetto. Il testo, databile al IX-X sec. d.C., presenta scorrettezze rispetto al latino letterario, verosimilmente vicino a quello parlato, da cui gradualmente sarebbe derivato un volgare. Nelle intenzioni dello scrivente avrebbe dovuto essere "De dono Dei et sancti Marci. Iohannes presbiter fieri rogavit. Omnes sitientes, venite et bibite ad aquam. Et si quis de ista aqua pretium tulerit (ei) anathema sit". Purtroppo non ho le immagini dell'intera epigrafe: da questa e da un'altra trovata in rete l'ho trascritta, ma non completamente. |