Diplomatosi all'Istituto di Belle Arti, si dedicò un po' da autodidatta all'architettura, dando sfogo ad uno stile eclettico, più da scenografo che da architetto. Si affermò (1909) progettando l'ingresso del Giardino zoologico romano, di gusto tardo-barocco e poi corrispose allo stile monumentale del Ventennio realizzando opere come il
Ponte Flaminio e diversi monumenti ed edifici pubblici a Tripoli. Costruì una villa monumentale sulla via Flaminia per la sua famiglia. Si cimentò anche nella ideazione di un piano regolatore della capitale, che prevedeva pesanti sventramenti di antichi quartieri, ma per fortuna le sue idee vennero seguite solo in parte. Dal 1924 al 1939 diresse i lavori di completamento del
Vittoriano. Dopo la guerra continuò a sfornare progetti, quasi mai realizzati, come il ponte sullo stretto di Messina.
Propriamente il monumento è dedicato al padre dell'architetto, Augusto, ma indubbiamente bronzo e lapide furono affissi grazie alla celebrità raggiunta dal figlio, nominato nell'epigrafe.