Grande cultore di letterature classiche ma anche di tutto ciò che si scriveva ai quei tempi, sentì stretta la sua vita nel paesello natio ed entrò in contatto epistolare con diversi intellettuali europei; le sue "fughe" e dimore a Roma, Bologna, Milano, Firenze e Napoli erano però sempre intervallate da ritorni a Recanati. In un'età di grandi cambiamenti nella letteratura riuscì a dare espressione di nuova e vissuta sensibilità usando la lingua e le forme ormai consunte della tradizione italiana. Genio spietatamente indagatore della condizione umana, riuscì a trasformare in armonie quelle riflessioni, sia nei versi dei
Canti che nella prosa delle
Operette morali.
La seconda data è forse da
spostare al 1833