L'epigrafe ricorda che la chiesa crollò sotto il terremoto del 1688 e fu poi restaurata con le elargizioni dei fedeli. Cita anche l'arrivo delle spoglie di S.Giocondina: non deve essere confusa con
S.Gioconda; anzi, di questa Giocondina non vi è nessuna traccia testimoniale; rientra invece in una storia di mercato delle reliquie che dilagò per tutta Europa quando a Roma, nel '600, si moltiplicarono gli scavi che portavano in luce le antiche catacombe; dalle più lontane parrocchie il desiderio di avere i resti di un santo sotto l'altare maggiore sollecitarono preti senza scrupoli ad improvvisarsi mercanti e fare buoni affari con l'esportazione del sacro: bastava estrarre uno scheletro qualunque da quelli che erano antichi cimiteri sotterranei, battezzarlo con un nome insolito ma verisimile e garantire con false bolle di certificazione che si trattava di un o una martire.
Il culto di S.Giocondina si è trascinato fino ad oggi nel folklore a Pontelandolfo, tanto che viene regolarmente ripresa la recitazione del dramma sacro del suo martirio.
In questo tempio furono tumulate le salme dei
cittadini trucidati dalle truppe piemontesi il 14/8/1861.