Scrittore, celebre soprattutto per il romanzo Fontamara (1933), che mostra e condanna la condizione di miseria ed oppressione della gente nei paesi della Marsica. Per la sua attività politica nel Partito Comunista fu costretto nel Ventennio alla clandestinità e all'esilio. A Davos (CH), dove curava la tubercolosi che lo aveva colpito, seppe che anche il suo partito lo bandiva, accusandolo di trotskismo. Tornato in patria nel dopoguerra, si avvicinò al Partito Socialista ma rimase deluso dalla politica dei partiti e si dedicò maggiormente alla scrittura, fino a farsi apprezzare in Italia quanto lo era stato nel resto d'Europa. |