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Poeta e saggista, si è affermato come romanziere con racconti di argomenti e scenari insoliti. Queste pietre scritte fanno parte di un' iniziativa promossa dallo scrittore Giuseppe Bonaviri: cospargere il paese di testi poetici scritti da autori contemporanei, di ogni provenienza, che hanno visitato Arpino. Qui trovi l'elenco aggiornato delle pietre scritte. |
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(Testo)
(sinistra) Bar FabbrizioHe, Kellner, das ist kein Gedicht hier, das ist ‘ne Bestellung!
Zu viele Verse gibt es schon, die sich nach starkem Kaffee sehnen, nach Umbramauern, rot darauf Geranien, nach diesem Fünf-nach-funf-Uhr-Licth bis in die Nacht, am Rathaus hängen schlapp dazu die Fahnen, vom Berg herab, ganz warm un weiss zu ahnen, ein Wind. Ein Ton. Ein Duft. Die alte Pracht.
Und ausserden, hörst du, hab ich hier nicht nur den Mund zum Staunen aufgemacht, hier hab ich schallend laut gelacht im Schatten alter Schiebermutzenmänner mit einem wilden Kerl in gelber Jacke, mit gelber Fliege, gelbem Schuh - wir kamen tagelang schier nicht zur Ruh, so heftig lachten wir, dass sich der Tod ganz von alleine ferne hielt.
Indessen, Kellner, nun mach zu, das Echo unsres Lachens wirst du noch in hundert Jahren hören, müsstest nur dein Ohr um fünf nach fünf an diese Mauern legen – doch nicht jetzt! Denn das ist (sagt’ ich’s nicht?), ist ‘ne Bestllung, kein Gedicht. |
Arpino nel Maggio 2005 | Matthias Politycki |
(destra) Bar FabbrizioEhi, cameriere, questa qui non è una poesia questa qui è un'ordinazione!
Ci sono già troppi versi che bramano caffè forte, mura color terra d’ombra con sopra il rosso di gerani, questa luce delle cinque e cinque fino a notte, come contorno le bandiere stracche del municipio, dai monti scende un vento, caldo e bianco, un intuito. Un tono. Un aroma. L’antico fasto.
E inoltre, stà a sentire, qui la bocca non l’ho aperta solo per lo stupore qui ho riso a crepapelle all’ombra dei vecchi uomini – coppola con quel tizio pazzo in giacca gialla, col farfallino giallo, le scarpe gialle... per giorni interi non ci calmavamo ridevamo tanto forte da spaventar la morte
E intanto, cameriere, su dai, per altri cent’anni sentirai l’eco delle nostre risa, ti capitasse mai alle cinque e cinque di appoggiar l’orecchio a queste mura, ma non ora! Perché questa (te l’ho poi detto) comunque sia è un ordinazione, non una poesia. |
Arpino nel Maggio 2005 | Matthias Politycki |
foto Vallocchia
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