In amicizia con le famiglie Barberini e Chigi, a Roma fece carriera nella corte pontificia. Studioso di storia naturale fu mecenate e grande collezionista di libri e dipinti; nel 1622 divenne socio dell'
Accademia dei Lincei. Alla morte dell'amico
Federico Cesi ne acquistò la biblioteca e la raccolta di strumenti scientifici, salvandoli dalla dispersione, almeno fino al XIX sec.
La scritta è inserita nella pavimentazione della piazza dove sorge il
palazzo Cesi.