Già antichi commentatori danteschi (fra cui "l'Ottimo") e uno dei tardi racconti (LXXXIX) dell'anonimo
Novellino trecentesco parlano della proverbiale ospitalità dei gentiluomini di Bertinoro; narrano che per fare a gara nell'accogliere in casa loro un forestiero avevano studiato un curioso sistema: ad una colonna in capo al paese erano affissi degli anelli e delle campanelle; lo straniero che giungeva legava il cavallo ad un anello e prendeva la campanella, a contrassegnare la famiglia che lo avrebbe ospitato. Molti commentatori hanno sospettato che questo racconto non attingesse alla realtà ma fosse invenzione suggestionata dal passo dantesco (Purg. XIV 79-123) in cui
Guido del Duca elogia la cortesia dei vecchi gentiluomini di Romagna a confronto con la grettezza dell'oggi; e in effetti questa riflessione morale sul declino dei costumi è anche nel
Novellino: " ciascuno prima correva a menarsi a casa li forestieri, sì come oggi quasi si fugge". Ma nel 1922, in seguito a lavori di ristrutturazione nel palazzo comunale, furono scoperti resti di basamento in pietra che avrebbero potuto essere collegati a quell'antica colonna. Un cultore di storia locale,
Paolo Amaducci, avvalorò questa ipotesi e venne ricostruita la colonna.
Oggi è punto di riferimento per iniziative turistiche che vogliono cavalcare questa tradizione di accoglienza ospitale.
Busiride era un mitico re d'Egitto che sacrificava i forestieri agli dei, e così facevano anche i re della Tauride (oggi Crimea); queste due citazioni vengono fatte nell'epigrafe per indicare quanto costoro avrebbero potuto imparare dagli ospitali bertinoresi.