Grande cultore di letterature classiche ma anche di tutto ciò che si scriveva ai quei tempi, sentì stretta la sua vita nel paesello natio ed entrò in contatto epistolare con diversi intellettuali europei; le sue "fughe" e dimore a Roma, Bologna, Milano, Firenze e Napoli erano però sempre intervallate da ritorni a Recanati. In un'età di grandi cambiamenti nella letteratura riuscì a dare espressione di nuova e vissuta sensibilità usando la lingua e le forme ormai consunte della tradizione italiana. Genio spietatamente indagatore della condizione umana, riuscì a trasformare in armonie quelle riflessioni, sia nei versi dei
Canti che nella prosa delle
Operette morali.
Al suo corpo fu evitata la fossa comune (a Napoli imperversava il colera) grazie all'intervento dell'amico Ranieri; venne sepolto nella chiesa di
S.Vitale fino al 1939, quando fu traslato nel
Parco Virgiliano.